Storie del territorio | 12 febbraio 2018, 14:53

In riva all'Adige la medicina ha fame di futuro

In riva all'Adige la medicina ha fame di futuro

Dalla lettura del DNA all’intelligenza artificiale. Viaggio tra i progressi della medicina in riva all’Adige tra cura, innovazione e sinergie che oltrepassano i confini nazionali.

Di Marta Bicego

Ricerca e innovazione sono binari che viaggiano paralleli verso un’unica direzione: incrementare il progresso scientifico nel campo della salute, dare risposte efficaci in termini di cure e terapie, prevenire l’insorgenza delle malattie. Ciò si riflette in trattamenti chirurgici che, oggi, si fanno sempre più specifici e a misura di persona nelle tecniche chirurgiche: per esempio la radioterapia che riesce a trattare i tumori come “bersagli” da colpire. Poi le nanotecnologie: materiali, strumenti, sistemi farmacologici piccolissimi da immaginare, tuttavia capaci di interagire con le cellule, ma la cui efficacia è al vaglio nella speranza di trovare soluzioni in campo diagnostico. O la stampa 3D applicata alla salute: rivoluzione in atto per sostituire organi malformati in settori che spaziano dalla neurochirurgia all’ortopedia, dalla chirurgia maxillo-facciale a quella cardiovascolare.    

IL DNA SI FA ACCESSIBILE

Gli scienziati ne sono convinti. «Molte indicazioni sono già arrivate e tante altre arriveranno dalla lettura del DNA, con Verona a fare da capofila», assicura Massimo Delledonne, docente di genetica dell’ateneo scaligero e direttore scientifico di Personal Genomics. Ex spin-off nata in ambiente universitario, ora parte del gigante Sol con laboratori in via Roveggia, fu la prima a livello italiano a leggere per esteso il codice genetico di un individuo. Con risparmio di tempo e il vantaggio di ridurre le tempistiche: «Servono meno di 24 ore per interpretare un intero genoma umano», chiarisce il genetista. Per sfogliare e comprendere cioè le pagine della corposa enciclopedia che costituisce la vita umana e nei cui capitoli andare alla ricerca della predisposizione a patologie quali Alzheimer, epilessia, neoplasie, fibrosi cistica, diabete, schizofrenia. A una cifra abbastanza contenuta, compresa tra i 2-3mila euro, ma che è destinata a diminuire grazie all’avanzamento della scienza. Come spesa non è paragonabile ai 3 milioni di dollari che nel 2001 sborsarono gli Stati Uniti per il sequenziamento completo del primo genoma in un’operazione che coinvolse un migliaio di ricercatori.

Dal prossimo febbraio, anticipa, l’azienda potrà effettuare in riva all’Adige molti dei test di diagnosi prenatale, tra cui l’amniocentesi, che normalmente venivano raccolti negli ospedali italiani e inviati in America per avere gli esiti. Il futuro, chiosa, non è solo nell’individuare la predisposizione alle malattie, ma nell’affinare la diagnosi. Tra le nuove armi per monitorare le neoplasie c’è la biopsia liquida: screening da un prelievo del sangue, precisa, «che permette di risolvere i problemi di recidiva e di monitorare in tempi rapidi l’evoluzione delle cellule tumorali. Una frontiera che vede ancora una volta la nostra città in prima linea».

CHIRURGIA E RIABILITAZIONE, I ROBOT INDOSSANO IL CAMICE

L’intelligenza artificiale non sostituirà la mano del chirurgo, ma aiuterà ad agire meglio. A partire da tale principio, e guardando a un non lontano domani in cui le macchine sapranno muoversi (quasi) in totale autonomia con i bisturi, nei laboratori di robotica dell’università di Verona il robot chirurgico intelligente I-Sur si esercita sotto lo sguardo attento dei ricercatori in sinergia con un altro sofisticato strumento, il robot da Vinci.

L'ultimo modello (Xi) viene utilizzato dal 2014 nelle sale operatorie dell’ospedale Sacro Cuore don Calabria di Negrar principalmente per interventi di urologia, ma anche in ginecologia e chirurgia generale. La chirurgia robotica mininvasiva garantisce di intervenire in maniera più precisa in siti anatomici impervi, offrendo al chirurgo una visione in 3D e ad alta definizione dell’operazione; riduce i rischi di complicanze, provoca una minima perdita ematica e minor dolore per il paziente; assicura infine un recupero post operatorio più rapido.

Sempre nel nosocomio della Valpolicella, funzionale però alla riabilitazione, è presente l’esoscheletro robotizzato Ekso: struttura in acciaio e carbonio che si indossa sopra gli indumenti; è attivato da minimi spostamenti del corpo che innescano il movimento del passo grazie a quattro motori elettromeccanici. L’uso nella fase più precoce della riabilitazione può consentire un migliore e più veloce recupero della funzione deambulatoria per lesioni incomplete; nelle lesioni complete i vantaggi sono sia psicologici sia legati al mantenimento di articolarità e trofismo muscolare, alla riduzione della perdita di massa ossea e spasticità, al miglioramento delle funzioni intestinali e cardiocircolatorie.