Storie del territorio | 13 febbraio 2018, 17:02

Indulgenze ludiche

Indulgenze ludiche

Il sorriso è una deroga coraggiosa ad ogni manfrina lamentosa. Niente di nuovo sul fronte dei luoghi comuni, direte. Eppure, non tutti riusciamo a riconoscere alla distrazione, anche per il tempo di una gioia veloce, il suo potere.

Di Miryam Scandola

Non stiamo parlando della bisboccia frastornante che lascia deserti. Ma della leggerezza del gioco che ci restituisce riempiti. Il tema della condivisione, banalizzato dalla retorica che, suo malgrado, l’accompagna, trova il suo apice più sincero nei perimetri delle regole, serie ma intelligentemente negoziabili, di una cosa come una partita di S-cianco, per dire. A Verona ce lo ricorda con garbata insistenza AGA (Associazione Giochi Antichi).

La realtà nata, incredibilmente, da un manipolo di eterni giocatori miete un’iniziativa dopo l’altra. Ha creato, ancora nel 2007, un Centro di Documentazione sul Gioco Tradizionale entrato a far parte del Sistema Bibliotecario Urbano del Comune di Verona con archivio bibliografico, fotografico e multimediale. Oltre ad essere l’anima da quindici anni del Tocatì-Il Festival Internazionale dei Giochi in Strada (dal 13 al 16 settembre 2018), AGA ricerca, studia e sostiene il gioco tradizionale sul territorio italiano. Fa parte di AEJST (Association Européenne des Jeux et Sports Traditionnels) e della Rete Italiana di Cultura Popolare. L’associazione ha cercato e cerca, per ogni dove, le comunità ludiche che praticano quel patrimonio immateriale da salvaguardare (come comanda l’UNESCO) che è il gioco tradizionale.

Ha lottato per recuperare la Lippa in salsa scaligera, (ovvero l’amato S-cianco) e c’è riuscita. Nel 2008 ha elaborato il primo manifesto in Italia che definisce e valorizza le Comunità ludiche tradizionali secondo le direttive UNESCO sui beni immateriali. Nel 2015 AGA ha firmato pure Giochi Tradizionali d’Italia-Viaggio nel Paese che gioca, un racconto corale sullo spirito del giocare, una regione dopo l’altra. Insomma la sua è un’infatuazione perenne per il ludico perché «è un linguaggio estremamente ricco di sfumature e applicazioni pratiche: permette di parlare alla persona nella sua globalità», si legge tra le ragioni dell’associazione. Il modo meno sgrammaticato per stare oggi, sembra dire, è non tanto nella baldoria senza né capo né coda, quanto nel suo ideale contrario: il gioco e il suo sguardo indulgente sulle cose.