Storie del territorio | 16 aprile 2014, 09:39

Job act Verona ecco da dove partire

Job act Verona ecco da dove partire

Venerdì 21 marzo, alla Fondazione Toniolo di Verona, i rappresentanti delle più importanti

associazioni di categoria hanno incontrato gli onorevoli veronesi per la consegna

di un documento sulle riforme necessarie al mondo del lavoro. Una serata importante

che Pantheon ha voluto portare nel cuore della città. di Giorgia Castagna

All’indomani della sfida lanciata, quasi un anno fa, con gli Stati Generali della Lessinia e delle sue Valli, Pantheon, promotore della serie d’incontri, si accinge a raccogliere quanto seminato. Sì perché dopo un anno di collaborazioni, d’incontri e di scambi d’idee, volti ad individuare criticità e aspetti positivi del nostro territorio si è arrivati, grazie alla collaborazione con i diversi rappresentanti delle più importanti

associazioni di categoria di Verona ad un punto d’arrivo raccolto in un documento unico chiamato Un Patto per il Lavoro, un Patto per la nostra Città. Tema centrale del documento, consegnato ai rappresentanti della politica veronese, nel corso dell’incontro di venerdì 21 marzo presso la sede della Fondazione Toniolo, il mondo del lavoro. Dieci proposte che toccano rispettivamente le dieci maggiori difficoltà del settore passando dall’urgente necessità di riforme, al bisogno di tagli netti a spese e consumi per arrivare invece all’urgente esigenza d’investimenti in nuove frontiere. Ad esporre l’atto agli onorevoli presenti in sala, tra cui Lorenzo Fontana (Lega Nord), Anna Cinzia Bonfrisco (Forza Italia), Mattia Fantinati (Mov. 5 Stelle), Stefano Quintarelli (Scelta Civica) e Vincenzo D’Arienzo (PD), i rappresentanti delle associazioni di categoria che sono intervenuti a turno nell’esporre le loro personali priorità. A moderare la serata il direttore di Pantheon, Matteo Scolari, coadiuvato dal docente Patrizio del Prete che dopo una breve introduzione al pubblico in sala ha dato la parola a Paolo Arena, presidente di Confcommercio, il quale ricordando il difficile momento attraversato dal Paese ha posto l’accento sulla grave crisi dei consumi, destinata a peggiorare nei prossimi mesi e sulle difficoltà riscontrate, oggi più che mai dalle imprese italiane. «La politica deve intervenire per evitare di peggiorare in modo forse irreversibile il quadro economico e occupazionale. Servono misure a sostegno dell’imprenditoria e aiuti verso le Pmi che, nel susseguirsi dei vari governi tecnici non sono state assolutamente tutelate e sono sempre di più quelle non in grado di pagare i dipendenti». A prendere la parola subito dopo Angiolina Mignolli, presidente CNA, che ha voluto invece affrontare il problema della burocrazia italiana «la burocrazia è un problema da non sottovalutare. Esso ci limita e non ci permette di evolvere. Basti, infatti, pensare che in un’azienda il 70% del tempo è occupato per districare pratiche burocratiche il rimanente trenta per lavorare, crescere evolvere. Ma come lo riteniamo possibile?» «Amareggiati e disillusi da dati che parlano chiaro. Solo a Verona, infatti, nel corso del 2013 hanno chiuso oltre 12 imprese al giorno, nel Veneto oltre ottanta. Sensazioni negative che fanno perdere il desiderio di investire» ha detto Andrea Bissoli, presidente di Confartigianato. «Siamo stati a Roma a manifestare uniti più che mai, ma cosa è cambiato? Se vogliamo far ripartire le micro aziende, da noi rappresentate, dobbiamo fare uno sforzo interno maggiore e remare tutti nella stessa direzione».

Della stessa idea è Andrea Prando, presidente Confesercenti: «Difficilmente si riesce a portare l’artigiano in

piazza a manifestare, ma se questo accade è sintomo di un problema da troppo tempo sottovalutato. A Roma nell’ultima grande manifestazione Confesercenti c’era e ha dato il suo contributo ad alzare la voce su un problema che rischia di soffocarci. La questione del sistema bancario ci preoccupa oggi più che mai: assistiamo inermi a prestiti assicurati sempre e solo a certe note aziende mentre le più piccole si vedono negare richieste irrisorie. Come contiamo di crescere e competere su un mercato europeo e internazionale sempre più difficile?» Per Silvano Meneguzzo, di Casaartigiani «i nostri parlamentari sanno e conoscono le problematicità del Paese ma davanti all'idea del mettere in atto materie di riforma cadono. Moltissimi artigiani sono in difficoltà e non sanno come pagare luce e gas, chiedono dilazioni per le imposte ma

queste gli sono negate. Nel giro di sei mesi potrebbero raddoppiare i fallimenti. La presentazione di questo

documento è buona cosa e mi auguro possa essere utilizzato». A terminare la serie d’interventi è Arturo

Alberti, presidente di Apindustria che chiede alla platea uno sforzo maggiore «vi chiedo di essere realistici

e su questo realismo di prendere atto delle nostre forze per provare a ripartire. Siamo, infatti, ancora la seconda impresa manifatturiera in Europa, pur patendo, prima di tutto il costo del lavoro, che penalizza

la nostra competitività. Meritiamo di più ma possiamo farcela. L’Italia è un paese che ha costruito nel tempo. Meritocrazia, innovazione e ricerca, tre questioni che allontaniamo continuamente ma che dovremmo invece affrontare».

Alberti ha concluso ricordando anche l’elezione del nuovo presidente della Camera di Commercio di Verona, Giuseppe Riello, eletto all’unanimità (33 voti su 33) «a testimonianza della forza e della compattezza di una città che vuole uscire unita dai problemi».

A chiusura della serata, Matteo Scolari ha esposto agli onorevoli presenti i dieci punti contenuti nell’atto, consegnandoli poi simbolicamente. «Il documento» ha spiegato infine il direttore «vuole rappresentare uno stimolo in più per la nostra classe politica e per le parti sociali, al fine di agire, consapevoli che le azioni di rinnovamento e di cambiamento non possono avvenire solamente dall’esterno, o dall’alto, ma devono partire anche da noi».