Storie del territorio | 14 dicembre 2013, 15:28

La “Mattaranetta” si fa in due

La “Mattaranetta” si fa in due

Il centro di recupero ex “Emmaus” sta per aprire un secondo mercatino nella zona di San Martino Buon Albergo per ampliare il lavoro e diminuire ancora la percentuale di materiali che finiscono in discarica. Un progetto interessante che rilancia la filosofia del riuso.

Recuperare quello che per altri è diventato scarto, sistemarlo, rimetterlo in circolazione evitando così ulteriori sprechi all’insegna del riuso e del riciclo di materiali. Da sempre è l’imperativo quotidiano della cooperativa sociale Mattaranetta di Verona, nata nel 2008 ma che ancora in molti chiamano semplicemente Emmaus di cui continua l’eredità quarantennale mirando nel contempo a favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. L’attività principale dell’associazione rimane quella di “svuota cantine”. Ogni anno vengono liberati scantinati, garage e case di oltre mille famiglie veronesi e della provincia che per motivi vari intendono disfarsi di oggetti di ogni tipo, con una media di una ventina di sgomberi a settimana. Non mancano tuttavia le persone che, sfruttando anche la vicinanza all’isola ecologica, portano direttamente nella sede della cooperativa articoli di ogni tipo e valore: dal semplice libro fino ai mobili ed elettrodomestici. Una montagna di materiale, circa 800 tonnellate ogni anno, che senza l’intervento della Mattaranetta andrebbe gettata definitivamente creando in molti casi uno spreco. Già, perché poco meno del cinquanta per cento della merce conferita viene recuperata, controllata, sistemata e rivenduta nel rifornitissimo mercatino dell’usato all’interno della sede della cooperativa sociale. Una percentuale di “riciclaggio”, tuttavia, che nei prossimi mesi potrebbe aumentare sensibilmente.

«All’inizio del 2014» rivelano Aldo Barbini e Walter Mazo, rispettivamente presidente e vice presidente della Mattaranetta, «apriremo un nuovo mercatino dell’usato, ancora più grande e fornito, al confine tra Verona e San Martino Buon Albergo (nell’edificio di via Pontara Sandri ex sede della concessionaria Albi, ndr). Qui nella sede attuale invece realizzeremo un nuovo centro riuso e riparazione specializzato che consentirà di diminuire ulteriormente il materiale da inviare definitivamente in discarica. Vogliamo che beni diventati momentaneamente rifiuti tornino ad essere oggetti perfettamente utilizzabili per creare un minor impatto sull’ambiente e contribuire alla riduzione degli sprechi». Sperperi che comunque in generale non calano: nonostante la crisi c’è chi, ci hanno raccontato Barbini e Mazo, si può permettere di disfarsi di un cellulare di ultima generazione perfettamente funzionante oppure di vestiti ancora con l’etichetta attaccata. I responsabili della cooperativa sottolineano inoltre che in generale la qualità dei prodotti sta calando progressivamente. «Il “nuovo” ha un livello qualitativo nettamente inferiore rispetto a una volta» spiegano. Un processo che non favorisce di certo il riuso. «Il riuso» precisa Barbini, «è e deve essere il custode della qualità». «Ma» aggiunge Mazo, «dobbiamo combattere anche contro l’obsolescenza programmata adottata sempre più spesso dalle aziende costruttrici, specie nel campo tecnologico che progettano prodotti con una vita assai breve e quasi impossibili da riparare, in modo che il consumatore sia costretto a comperare un altro articolo invece di riparare quello che già ha».

Quali sono invece le persone che frequentano il mercatino e comperano gli oggetti usati? «Fino a qualche anno fa gli stranieri erano la netta maggioranza. Oggi ci sono sempre più italiani che vengono qui da noi alla ricerca di qualche occasione a basso prezzo, anche attraverso il nostro servizio di vendita on line». E non mancano riutilizzi bizzarri in pieno "vintage style": da chi acquista bauli usati trasformati in cucce per cani, oppure computer “convertiti” ad acquari o frighi vintage degli anni Cinquanta utilizzati come originali impianti stereo.