Storie del territorio | 01 ottobre 2015, 11:15

La tradizione si fa gioco con il Tocatì

La tradizione si fa gioco con il Tocatì

Pronti a tornare bambini? È in arrivo anche quest’anno, come da tradizione, la kermesse tanto amata dal pubblico veronese e non, che animerà Verona nel fine settimana dal 17 al 20 settembre.

L’Associazione Giochi Antichi presenta la XIII edizione di Tocatì alla quale ogni anno partecipano circa 300 giocatori italiani e stranieri pronti a cimentarsi nelle antiche tradizioni dei loro territori e pronti a condividerli con il pubblico. Il Festival che durerà quattro giorni, da giovedì 17 settembre a domenica 20, ospiterà quest’anno la Catalunya, un antico territorio affacciato sul Mediterraneo, ricco di tradizioni e di fascino, condividendo con questo circa quaranta giochi tradizionali catalani e italiani posizionati gli uni accanto agli altri per facilitare le comparazioni e le riflessioni del pubblico, che viene anche invitato a intervenire dai giocatori, pronti a condividere antichi gesti ludici e a raccontare abitudini e storia del loro territorio. Per scoprire novità ed entrare nel vero cuore pulsante del Festival abbiamo intervistato Giorgio Paolo Avigo, presidente dell’Associazione Giochi Antichi.

Tredici anni di Tocatì, correva l’anno 2003. Difficoltà e soddisfazioni di questo grande show di strada riconosciuto a livello europeo?

La difficoltà maggiore è quella di coniugare la propria vita e quindi lavoro e famiglia con questa iniziativa che necessità ora mai di essere seguita 365 giorni l’anno. Stiamo già ponendo infatti, le basi per il Festival del 2017 (ci confida il presidente con un tono di voce piacevolmente  divertito e allo stesso tempo meravigliato, ndr) a questo si aggiunga che il 98% dello staff è formato da volontari che con passione e dedizione sostengo il progetto. La crescita rapida registrata, dall’edizione del 2003 quando il tutto si svolgeva in poco più di una piazza e una via e i giochi, erano otto a oggi dove la città è in sostanza un immenso parco giochi questa si è una grande soddisfazione, ma non solo. Le soddisfazioni vanno a mio avviso, di pari passo con il coinvolgimento di amministrazione e cittadini e vedere in questi tredici anni di Festival l’aiuto e il sostegno dei primi e una partecipazione attiva da parte dei secondi non ha prezzo.

Sorprese e novità per questa edizione 2015?

Tra le sorprese sicuramente l’arrivo della Catalunya come terra ospite, popolo cui aspiravamo e  che corteggiavamo da molti anni. Proprio per l’attenzione che pone alla tradizione del suo popolo, è un territorio che ha molto da insegnare soprattutto grazie al suo patrimonio immateriale, ricco di tradizione e storia. Importanti saranno poi gli incontri organizzati parallelamente, nomi di rilievo tra scrittori, giornalisti, editori e studiosi passeranno da Verona anche quest’anno per dare un contributo culturale a questo Festival.

Quali sono le tappe fondamentali che contraddistinguono maggiormente, a suo avviso, la storia del Festival?

 I passaggi che ci hanno portato a essere uno dei Festival più importanti d’Europa sono tre. Come  tre sono i momenti fondamentali che segnano, a mio avviso il Festival veronese. Il primo è legato alla prima edizione, il riscontro ottenuto in soli due giorni ci ha fatto capire come e dove dovevamo investire. L’attenzione andava posta sulle comunità di giocatori, loro i veri protagonisti. Secondo traguardo è stato l’essere venuti a contatto con realtà e organizzazioni europee diverse. L’incontro ci ha fatto capire che il nostro non doveva essere un ragionamento isolato al nostro territorio ma più esteso, dovevamo guardare oltre, verso l’estero. Il confronto va fatto tra le diverse regioni italiane e le comunità europee per far nascere un valore aggiunto: questa contaminazione tra popoli non è una novità degli ultimi anni e non è da attribuire solamente alle nuove tecnologie, alla comunicazione in rete, ai social network. La relazione tra i giochi esiste da sempre ed è fantastico scoprirlo tutte le volte, vedere come il gioco dei birilli spagnolo e francese abbia le stesse regole italiane, scoprire che la lippa o s-cianco è un gioco che non trova confini, giocato in tutto il mondo con regole pressoché identiche. L’ultima tappa che segna non solo un momento storico per il Tocatì ma qualcosa che va oltre, è la centralità acquisita nel corso degli anni dal nostro desiderio di sostenere e promuovere i giochi tradizionali come strumenti di valorizzazione del patrimonio ambientale, architettonico nonché dei Beni culturali immateriali cosi come sono stati  riconosciuti dall’UNESCO nel 2003  (anno della prima edizione del Festival, ndr).