Storie del territorio | 17 agosto 2018, 10:16

L’attimo fuggente della sabbia

L’attimo fuggente della sabbia

Prendete i pennelli, una ricca tavolozza di colori, una tela bianca, un grembiule e preparatevi a rimettere tutto dove l’avete trovato. No, non stiamo parafrasando l’antico proverbio che recita “impara l’arte e mettila da parte”: semplicemente la “Sand Art” ha bisogno solo di due strumenti: le mani.

Niente tela, solo una lastra di luce. Al posto del colore la sabbia fina che scivola tra le dita per depositarsi sul tavolo luminoso, dove l’arte non resta imprigionata, ma al contrario prende vita tra il movimento veloce delle dita e la volubilità dei granelli di sabbia. La Sand Art è questo: quasi un rituale magico, che si svolge al buio tra la meraviglia e lo stupore del pubblico, ma anche dell’artista stesso. Le emozioni scorrono così, in un’esibizione ritmata da una colonna sonora che accompagna le creazioni del sand artist che, chino sulla sua tela dalle infinite vite, regala qualcosa di unico a chi lo osserva. E, da neofiti, a trasportarci in questo mondo affascinante è stata Sara Ferrari, sand artist per hobby, insegnante d’arte di professione. Classe ’86, nata nel mantovano, ma adottata da Verona, Sara si è dedicata fin dalla giovane età all’arte intraprendendo un percorso di studi mirati: dal liceo artistico all’Accademia delle Belle Arti fino ai corsi post-diploma. Una passione radicata nel profondo che l’ha portata a sperimentare diverse forme d’arte approdando infine “sulla sabbia”.

 

Quando ha iniziato a praticare la “Sand Art”?

Ho iniziato con la “Sand Art” quattro anni fa quando, con la mia compagnia teatrale (ndr, Compagnia dell’Arca), ho provato a creare una scenografia nuova: mi sono messa in gioco, abbiamo testato varie tecniche tra cui l’acquerello e, alla fine, anche la Sand Art.

 

È un’arte davvero particolare. In cosa consiste?

La Sand Art è un’arte estemporanea, che si fa al momento. Sembra semplice ma deve essere preparata molto bene perché, solitamente, è creata sulla musica. Tutti i movimenti devono essere studiati, andare a ritmo e, allo stesso tempo, creare emozioni in chi guarda.

 

La Sand Art, è il caso di dirlo, è davvero affascinante. Cosa la rende così romantica e coinvolgente?

La magia del momento, la sala buia, le illustrazioni proiettate, ma anche vedere l’artista che disegna al momento. È un insieme di piccole emozioni. Lo spettatore poi, per ogni disegno che viene cancellato pensa: “povero artista, ha fatto un bellissimo disegno e ora lo sta cancellando”. Invece è proprio il contrario perché così facendo egli trasforma ogni disegno in qualcos’altro.

 

Quali sono gli strumenti del mestiere?

Beh, io uso solo le mani. A volte uso un pennello per creare qualche effetto, oppure l’unghia del mignolo per scrivere. La sabbia viene poi messa sul tavolo luminoso; il mio l’ho fatto costruire da un falegname: ha un doppio fondo dove ai bordi sono posti dei neon a luce calda che vanno a illuminare un vetro satinato bianco dove lavoro. La sabbia poi (la mia arriva dalla Sicilia) deve essere molto fina altrimenti rimbalza.

 

Sa sempre cosa deve disegnare prima dello spettacolo o qualche volta si trova a improvvisare?

Di solito so già cosa disegnare prima dell’esibizione. A volte ci sono richieste particolari per concerti e in quei casi so, più o meno, cosa disegnare anche se non so mai quanto dura esattamente il brano e quindi mi trovo a dover improvvisare. Per quanto riguarda spettacoli per aziende e matrimoni, invece, faccio un montaggio della musica prima dell’esibizione e tutto è studiato nel minimo dettaglio e nei minimi movimenti perché c’è un tempo prestabilito da cui non si può sforare.

 

Lei ha avuto già anche un’esperienza in tv…

Sì, nel novembre 2016 ho animato una canzone di un bambino allo Zecchino d’Oro in diretta su Rai 1. Inoltre ho anche realizzato l’animazione per una canzone che hanno usato nel loro tour in Giappone.

 

E un talent show potrebbe essere nei suoi piani futuri?

Io non ho mai partecipato a talent e non penso che parteciperò, per adesso, perché voglio migliorarmi sempre di più. Ora cerco di fare le mie esperienze con eventi e spettacoli. Però spero di parteciparvi in futuro.

 

Accanto alla Sand Art pratica anche altre forme d’arte?

Sì, da quando ho 18 anni sono “madonnara”. Siamo artisti di strada che disegnano con il gessetto sull’asfalto. Al momento sono “madonnara qualificata”, che è il secondo step tra “madonnaro semplice” e “maestro madonnaro” e tengo anche corsi per adulti e bambini che vogliono avvicinarsi a quest’arte.

 

Quindi oltre ad insegnare arte alle scuole medie lei tiene anche corsi specifici?

Esatto, organizzo corsi di pittura ad olio, tempera, acquerello soprattutto nella Bassa Veronese. Insegno tutto tranne la Sand Art: quella rimane una cosa mia. Mi hanno chiesto di fare qualche lezione ma ho sempre rifiutato perché è troppo personale. Non esiste una scuola, è un’arte che si impara da soli e che deve venire naturale.

 

La sabbia è diventato il suo strumento prediletto. Si può dire che quando va al mare…si trova a suo agio?

Sì, in effetti quando vado al mare mi trovo nel mio elemento, anche se sul tavolo luminoso e con l’atmosfera giusta…è tutta un’altra cosa.