Yoga
rilassante o grido liberatorio? L’equilibrio e la pace interiore può essere
raggiunta in diversi modi. Dall’America una proposta suggestiva, sfogare la
propria rabbia distruggendo tutto. Ma solo se si tratta di una Anger Room.
Nel telefilm statunitense Anger “Management”, l’ex giocatore di baseball Charlie è un terapista che, con i suoi metodi poco convenzionali e discutibili, si occupa della gestione della rabbia, un disturbo di cui lui stesso ha sofferto. Tra le tecniche più insolite ritroviamo: far rimanere svegli i propri pazienti per 36 ore consecutive al fine di liberare le proprie inibizioni, oppure una passeggiata in campagna intorno ad un maneggio. Non tutti tuttavia possono permettersi un terapista come Charlie. Dall’America arriva dunque una proposta più economica ed alquanto efficace: lo stress e la rabbia repressa accumulate durante il giorno possono essere curate semplicemente entrando in una apposita stanza e demolendo indistintamente tutto ciò che vi si trova all'interno, senza limiti.
La “Anger Room” nasce dall’idea di Donna Alexander, che ha
realizzato la prima “stanza della rabbia” nel 2008 all’interno del proprio
garage. Un’idea che aveva fin dall’età di sedici anni. Donna l’ha realizzata
fondando pochi anni dopo la propria compagnia a Dallas, con il fine di
promuovere una cura per la rabbia e lo stress in modo alternativo alla medicina
tradizionale e alla psicologia moderna, un esperimento che dagli Stati Uniti si
sta espandendo anche oltreoceano. Secondo i fondatori del progetto, colui che è
sottoposto a continue pressioni e sbalzi di umore ritrova il proprio equilibrio
più facilmente lasciando andare il proprio istinto e l’indole aggressiva
piuttosto che subire estenuanti ore di terapie da uno psicologo, con un certo
risparmio anche sul piano economico. Molti di coloro che hanno testato la Anger
Room lo possono confermare, come si legge dal blog della società, utilizzato
dagli utenti per raccontare le proprie giornate estenuanti.
Ma in cosa consistono queste “stanze della rabbia”?
Solitamente si tratta di un piccolo locale, arredato con mobili low-cost, che
riproduce una cucina o un comune salotto, composto dai più svariati oggetti:
tavoli, televisioni, telefoni, palloncini o sacchi da box, a seconda delle
esigenze di ciascuno. Al cliente vengono forniti guanti di protezione,
caschetto, occhiali di sicurezza e, fondamentale, una mazza da golf. Una volta
pronti, si può entrare nella stanza allestita. Le regole sono poche: la
maggiore età e la presenza di una sola persona nella stanza (non sono ammessi
nemmeno animali). I clienti più frequenti? Mamme stressate o manager.
Ovviamente tutto ciò ha un costo: i clienti hanno la possibilità di usufruire
di tali stanze per un minimo di cinque minuti a 5$ fino ad un massimo di
venticinque minuti a 75$ per persona. La direttrice ha tuttavia confermato che
«molte persone spesso durano solo tra i due e tre minuti», un tempo sufficiente
dunque per scaricare tensione e irritabilità. Come un vero hotel, la Anger Room
propone sul proprio sito web varie offerte last-minute di stanze arredate
pronte per essere distrutte a prezzi variabili. Un business in continua
espansione.
Non mancano ovviamente le critiche. Alcuni sostengono che
questa attività sia al contrario particolarmente pericolosa in quanto comporta
una istigazione alla violenza e all'aggressività, come dimostrano i molti video
presenti in rete. Gli psicologi inoltre specificano che spesso tali stati d’ira
possono poi trasformarsi in depressione e tristezza, a causa dell’emersione di
forti emozioni. La sensazione di libertà e compiacimento che si prova nello
sfogare la propria frustrazione su oggetti si trasformerebbe dunque in un senso
di vuoto e inquietudine. Alcuni, molto scettici sul progetto di Donna
Alexander, hanno dichiarato «Perché non andare a correre o iscriversi ad un
corso di boxe?». Come ha sottolineato l’ideatrice del progetto in un'intervista
la sua compagnia non vuole proporre una terapia medica e ha smentito le
critiche dichiarando che «qualcuno può pensare che queste persone siano
psicopatiche, ma nessuno può dire di non essersi mai arrabbiato, altrimenti il
pazzo sarebbe proprio lui».