Storie del territorio | 30 settembre 2015, 10:00

Possiamo fidarci della frutta italiana?

Possiamo fidarci della frutta italiana?

Dopo le recenti inchieste sul settore diffuse da alcune emittenti televisive che hanno scatenato il dibattito online, abbiamo intervistato Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto e da anni nel settore, per capire come viene garantita qualità e sicurezza al consumatore.

In questo ultimo mese, su più emittenti televisive, sono stati proposti dei servizi che hanno puntato il dito contro l’effettiva sicurezza alimentare e la tutela del consumatore di frutta. Da un lato si è parlato della facilità con cui i venditori al dettaglio possono commerciare merce biologica che tale non è, dall’altro si è invece focalizzata l’attenzione su alcuni prodotti chimici utilizzati da antiparassitari che sembrerebbero essere presenti sulla buccia della maggior parte dei frutti comuni (mele, pere, pesche, agrumi…).

Si tratta chiaramente di questioni che toccano da vicino un grande numero di consumatori, alla luce anche della sempre maggiore sensibilità verso alimentazioni vegetariane e vegane. Se la frutta, dal punto di vista della domanda, sta crescendo rispetto agli anni scorsi, è legittimo chiedersi se la qualità del prodotto può essere in ogni caso tutelata. Per capire come funzioni il settore e fare chiarezza su questi argomenti, abbiamo intervistato Stefano Pezzo, da anni nel settore ortofrutticolo e oggi presidente di Fruitimprese Veneto.

Dott. Pezzo, in questo ultimo periodo anche il settore ortofrutticolo è stato criticato per un utilizzo di prodotti nocivi per la salute durante la coltivazione. Quali normative esistono in Veneto per garantire la sicurezza a partire dalla coltivazione?

Il Veneto, al pari di tutte le altre regioni Italiane, si deve adeguare alla normativa comunitaria che è molto stringente su materie che riguardano la salute dei consumatori. Purtroppo il settore è un bersaglio facile per reportage che mirano solo a creare scandalo. Le notizie ufficiali, diramate dall’Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ndr) e che riguardano il monitoraggio dei residui di fitofarmaci realizzato annualmente dall’Unione Europea, offrono un quadro diverso e molto lusinghiero. All’interno dell’Unione Europea il 97,1% dei campioni analizzati hanno dei residui nei limiti consentiti ed il 54,6% è esente da residui. In Italia la situazione è ancora migliore: il 99,6% dei campioni è nei limiti ed il 61,8% è esente da residui (e non stiamo parlando di biologico).

Che ruolo ha Fruitimprese Veneto dal punto di vista della sicurezza e della qualità?

I soci di Fruitimprese, sia veneti che di altre regioni, sono aggiornati in tempo reale sulle nuove normative sanitarie e fitosanitarie e ritengono che il rispetto della qualità e della salubrità dei prodotti sia una componente fondamentale per poter svolgere la loro attività nel miglior modo possibile.

Nel momento in cui i prodotti sono raccolti per essere quindi immessi sul mercato, quali sono i passaggi o i controlli a cui devono sottostare?

Anche in Italia il canale di vendita più importante è diventato quello della grande distribuzione che, spesso, sul fronte dei residui adotta dei disciplinari molto severi e più stringenti rispetto alle normative vigenti. La stragrande maggioranza degli operatori aderenti a Fruitimprese è dotata di laboratori di analisi interni o stipula convenzioni con laboratori riconosciuti ed accreditati per effettuare analisi preventive sui prodotti da immettere sul mercato.

Parliamo di biologico. In che percentuale i produttori veneti coltivano a biologico e anche in questo caso quali tutele sono offerte al consumatore?

La percentuale di prodotto biologico è ancora molto esigua anche se l’Italia si pone tra i maggiori produttori di questo tipo di produzioni. Le tutele sul biologico dovrebbero essere massime e, se raffrontiamo i dati con il monitoraggio del prodotto convenzionale, si può dire che i rischi siano pari a zero.

Un consiglio pratico: meglio sbucciare la frutta prima di mangiarla o possiamo fidarci a consumarla integralmente?

Il consiglio che ci viene offerto da luminari e scienziati è quello di mangiare la frutta con la buccia dopo averla lavata per non perdere l’apporto di fibre contenute nella buccia.

Un'ultima domanda. Con questa attenzione verso il biologico, il mercato dell'ortofrutticolo gode di una buona salute. Ci sono rischi che l'innalzamento della domanda abbassi la qualità dei prodotti o che, tramite importazione, si perda l'identità territoriale dei prodotti?

Gli operatori italiani rivolgono la massima attenzione a questi aspetti senza disdegnare il prodotto di importazione che in molti casi è utile per ampliare la gamma dell’offerta o per garantire forniture dodici mesi l’anno.