Storie del territorio | 22 maggio 2018, 09:00

Quell'orgoglio di essere “Cattolica”

Quell'orgoglio di essere “Cattolica”

Due grandi colpi messi a segno in pochi mesi, un significativo rilancio delle ambizioni aziendali, un forte rispolvero di quel senso di appartenenza che moltissimi veronesi, e non soltanto, hanno avuto per decenni nei confronti di Cattolica di Assicurazioni. L’amministratore delegato Alberto Minali ha cambiato volto, e passo, alla società scaligera ricevendo elogi e riconoscimenti istituzionali.

In soli sei mesi di attività in Cattolica, Alberto Minali è riuscito a farsi assegnare lo scorso 5 aprile a Milano, alla cerimonia di assegnazione degli MF Insurance & Previdenza Awards 2018 (in pratica gli Oscar della finanza, ndr) l’ambitissimo premio “Insurance & Previdenza elite – Assicuratore dell’anno” «per lo slancio verso il cambiamento impresso alla Cattolica Assicurazioni in meno di un anno dal suo insediamento, culminato con il nuovo accordo di bancassurance con Banco BPM e con l’ingresso nell’azionariato di Warren Buffett».

Premio, e soddisfazione, condiviso con la stessa Cattolica che nella medesima occasione ha fatto incetta di risultati portandosi a casa il Premio “Compagnie di Valore” per essersi classificata al primo posto per la performance di Borsa dell’ultimo anno. Menzioni e riconoscimenti poi nelle categorie MF Innovazione e Fondi pensione aperti. Premiate anche Abc Assicura, Cattolica Life e Lombarda Vita.

52 anni, sposato, due figlie, Minali è amministratore del Gruppo Cattolica Assicurazioni dal 1° giugno 2017. Nel corso della sua carriera ha ricoperto prestigiosi incarichi professionali: direttore generale e direttore finanziario del Gruppo Generali, direttore per gli investimenti di Eurizon Group, responsabile di Capital e Value Management di Allianz Ras.

Dal 2008 al 2012 è stato presidente e fondatore del fondo di investimenti Eskatos Capital Management. Ha fatto parte di diversi consigli di amministrazione del Gruppo Generali, rivestendo anche il ruolo di vicepresidente di Generali Italia.

Laureato con lode alla Bocconi in Economia Politica, Alberto Minali si è specializzato all’Università di Yale e alla Brandeis University di Boston (Stati Uniti), ed è stato assistente alla cattedra di Teoria e politica monetaria della stessa Bocconi. Al suo attivo conta alcune pubblicazioni e ricerche sulla riforma pensionistica e sui concetti di povertà e disuguaglianza in economia.

Lo abbiamo incontrato al recente incontro della Settimana veronese della finanza, organizzata da Verona Network, nella sede del Verona Fablab di Grezzana.

Dott. Minali, innanzitutto congratulazioni per il premio. In soli sei mesi è riuscito a distinguersi così come la società Cattolica, che di premi ne ha ricevuti altri cinque. Qual è stato il risultato che ha portato a questo riconoscimento?

Credo che sia un riconoscimento che va a Cattolica e poi, in subordine, a me, grazie al lavoro di tutti i miei colleghi. 1600 colleghi. Diciamo che nei primi sei mesi abbiamo lavorato intensamente per cambiare il modello di business: abbiamo stretto un accordo importante di bancassurance col Banco BPM e abbiamo rilanciato l’azienda. Credo che il Premio si un segnale molto forte della comunità finanziaria che ci sta dicendo: “Bravi, state andando nella direzione giusta”. In questo senso sono molto contento.

Secondo la sua visione, lo sviluppo di Cattolica si sostiene su tre pilastri, ce li ricorda?

Il primo è la crescita profittevole. È sbagliato crescere senza tener d’occhio il profitto che possiamo generare dal nostro business: non siamo un’associazione benefica, siamo una compagnia di assicurazioni. Secondo pilastro è l’investimento in tecnologia che è molto importante perché innerva tutti i processi produttivi. Se vogliamo diventare più agili, più competitivi, dobbiamo essere più tecnologici. Infine l’uso dei dati: dobbiamo conoscere meglio i nostri clienti, servirli meglio, aumentare la qualità del servizio. Credo che alla fine la competizione vera risieda nella sfida della gestione del rapporto col cliente. Solo le aziende che hanno un rapporto forte con i propri clienti prosperano, e questo è l’auspicio che ho per Cattolica.

Lei ha ricordato il recente accordo commerciale nei rami Vita e Danni, della durata di 15 anni, sulla rete ex Banco Popolare. L’ha definita una strategia a protezione di Cattolica, abbiamo capito bene?

Mi piace che abbia colto questo aspetto. Il più delle volte, la lettura che viene data a questa partnership è in chiave aggressiva, di competizione. Certo, è vero, ma è anche un accordo che ha una valenza molto protettiva nei confronti della base clienti di Cattolica e del territorio su cui noi operiamo. Immagini solo di avere un competitor di grande livello internazionale, partner del Banco, sugli stessi territori di riferimento, ovvero l’Italia, e con la stessa base di clientela. Sarebbe stato molto più difficile gestire Cattolica in quella situazione.

Possiamo dire che parte del merito, o gran parte del merito, dell’entrata del più grande investitore del mondo, Warren Buffet, nella vostra compagine societaria sia merito suo e dei suoi rapporti professionali sviluppati in questi anni?

No. Warren Buffet è riuscito a vedere in Cattolica un’opportunità di investimento, quindi una buona società e un titolo sottovalutato. La sua scelta certamente dà un rinnovato impulso a tutti gli altri soci e azionisti di Cattolica che vogliono investire.

Lei conosce il suo braccio destro.

Vero, contano i rapporti personali, conta la storia di ciascuno, contano le buone relazioni, conta comportarsi bene. Alla fine però è una decisione di investimento. Warren Buffet vuole dividendi, flussi di reddito, flussi di utile. Questo è l’impegno che abbiamo, non solo nei suoi confronti, ma nei confronti di tutti gli altri soci e azionisti di Cattolica.

Lei ha parlato anche di orgoglio. Quando è entrato in azienda ha voluto che gli stessi dipendenti o le persone che ruotano attorno si sentano orgogliosi di far parte di questo Gruppo.

Sì. C’è un attaccamento alla maglia che vedevo latente che tuttavia non aveva la forza di emergere. Il mercato è difficile, il mare – come dico spesso – è tempestoso, il lavoro è complesso, per cui se non lavoriamo insieme come squadra diventa tutto molto più difficile. Quello che vedevo in Cattolica era un senso di mancanza di ambizione. Come ho detto più volte, per il bene di questa Società, dobbiamo instillare un po’ di sana – e sottolineo sana – ambizione.

Risultati del Gruppo Cattolica Assicurazioni al 31.12.2017

  • Dividendo: 0.35 euro ad azione;
  • Raccolta complessiva in aumento a 5 miliardi di euro (+5,2%). Crescono ramo Vita (+7,5%) e ramo Danni (+2,1%);
  • Risultato operativo a 206 milioni di euro (-8,8%) per effetto Cor; Roe operativo a 6,2% FY16;
  • Utile netto consolidato a 56 milioni di euro (-40%) a seguito one-off impairment 1° semestre;
  • Solvency II ratio a 239%.