Storie del territorio | 09 marzo 2014, 18:00

Salute e Benessere: il carving questo sconosciuto

“La dipendenza da sostanze è una malattia multifattoriale, con la tendenza ad avere un decorso cronico-recidivante” (OMS)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica l’alcol fra le droghe, con un elevata capacità di indurre dipendenza.

L’alcol è ritenuta la più nociva tra tutte le droghe, sia sul piano individuale (dipendenza, danni alla salute) che sociale. L’alcol è uno dei principali fattori di rischio per la salute, per gli incidenti e gli infortuni, soprattutto in ambiente di lavoro.

In Italia l’alcol è causa diretta di 35.000 decessi e di 108.000 ricoveri in ospedale, annualmente. Nell’UE, l’abuso di bevande alcoliche è causa di un danno economico annuale di 125 miliardi di euro.

Eppure l’uso più o meno corrente di bevande alcoliche coinvolge il 60% della popolazione italiana.

Quanto è il limite del bere “ad alto rischio”? L’ OMS definisce sicuro un consumo di alcol pari a zero, a basso rischio un consumo giornaliero di 20 g di alcol per le donne e di 40 g per i maschi. Sopra questi limiti si entra nel bere ad alto rischio, sia di salute che di dipendenza. In tabella si riporta un semplice modo di calcolare a quanto corrispondano, praticamente, i limiti citati.

Come ogni droga, è importante differenziare tra uso, abuso (come il fenomeno del binge drinking) e dipendenza (“non ne posso fare a meno”). Gli alcolisti sono tutti uguali? No, ed è importante sottolineare le differenze.

La tipologia di Cloninger, suddivide gli alcolisti in due tipi:

tipo 1: esordio tardivo, dopo i 25 anni, assenza o presenza di familiarità per alcolismo, personalità ansiosa e/o depressiva, utilizzo dell’alcol per il suo effetto ansiolitico, sentimenti di colpa associati al bere, minore gravità della dipendenza e minore compromissione psicosociale, rara manifestazione di comportamenti antisociali indotti dall’alcol.

tipo 2: sesso maschile, esordio prima dei 25 anni, familiarità costante per abuso di alcol, comportamenti aggressivi e ricorrenti problemi legali, utilizzo dell’alcol per il suo effetto euforizzante e assenza di senso di colpa, tendenza al poliabuso, incapacità di astenersi dal bere anche per brevi periodi.

Se si pensa di avere un problema di alcolismo è meglio rivolgersi al proprio medico. Comunque esiste un test molto semplice che può aiutare a far suonare un campanello d’allarme. E’ il cosiddetto test CAGE (TAB 2).

Una risposta positiva a tale test può alzare la soglia di attenzione sul problema. Da due risposte positive in su, il dubbio di essere dipendenti dall’alcol si fa sempre più concreto.

Perché è così difficile astenersi dal bere, una volta sviluppata una dipendenza? Per il craving.

Il craving, si configura come desiderio intenso e incontrollabile per l’alcol, cioè il bisogno imperioso ad assumere la bevanda alcolica, il pensiero ossessivo ricorrente del bere, sino alla perdita del controllo degli impulsi nei confronti dell’alcol. Il craving come urgenza di bere è innescato dalla presenza di bevande alcoliche che scatenerebbero, ancora prima di essere assunte, un desiderio incontrollabile nei soggetti vulnerabili.

Quadro clinico del craving

-Desiderio irresistibile per la sostanza

-Ideazione polarizzata al bere

-Ipersensibilità agli stimoli associabili alla sostanza

-Tendenza a collocarsi in posizione passiva e non collaborante nella relazione interpersonale

-Comportamento di ricerca e incapacità a interrompere il comportamento di ricerca.

Ecco che ogni cura dell’alcolista deve prevedere un controllo del craving, per evitare le ricadute nel bere.

La prevenzione della ricaduta è una tecnica terapeutica per aumentare la capacità di fronteggiamento rispetto alle situazioni ad alto rischio, sostenendo il paziente rispetto ai sentimenti di colpa e fallimento che lo accompagnano. Risulta importante cercare di agire su situazioni ambientali, conflitti interpersonali, stati emotivi negativi.

Come appare evidente, la cura dell’alcolista. non è affatto facile, impegna il singolo, il suo ambito famigliare ed il sistema sanitario in modo gravoso.

Come tante cose, sarebbe meglio pensarci prima.

Giovanna Pirana