Storie del territorio | 19 novembre 2008, 17:00

SPOPOLA ANCHE IN VALPANTENA: FACEBOOK, GIOCO O TRAPPOLA?

Il fenomeno del momento è Facebook, ovvero il programma della società fondata da Mark Zuckerberg, che ultimamente sta spopolando nel web.

Ma cos’è questo Facebook di cui tutti parlano? Altro non è che un social network con diversi milioni di iscritti dov’è possibile incontrare nuove persone, rimanere in contatto con vecchi amici e che, nell’ultimo periodo, ha visto sempre più persone mettere il proprio nome, condividere foto e scambiare informazioni. Sempre di più, tanto che, nel luglio 2008, Facebook è diventato il sito più cliccato al mondo nella sua categoria con le sue 132 milioni di visite.

Inizialmente pensato come punto di incontro per gli studenti di Harvard e poi degli altri college americani, il sito è cresciuto così in fretta da meritare le attenzioni di colossi come Yahoo!, che nel settembre 2007 provò a comprarlo per un miliardo di dollari, e Microsoft, che ha pagato 256 milioni di dollari per avere l'1,6% delle azioni.

Anche in Italia questo social network sta diventando un vera e proprio malattia che coinvolge soprattutto le fasce d’età più giovani, tanto che almeno una volta al giorno bisogna per forza dare un’occhiata e scrivere qualcosa nella propria pagina. Una volta iscritti, si può vedere dove è e che cosa fa (anche nel momento stesso) una serie di vostri amici, scoprire che alcuni possono aver familiarizzato, che altri hanno cambiato la foto del profilo e molte altre cose.

Vediamo però che accanto a questo esercito di nuovi iscritti ve ne sono invece altri, anche questi in crescita, che cercano in tutti i modi di svincolarsi da questo fenomeno, delusi. In molti casi infatti, oltre ad un grosso problema di privacy, ci possono essere anche dei disagi e delle seccature belle e buone, come per esempio declinare un numero sempre troppo alto di inviti a partecipare al club degli amanti dell’Albero azzurro o a quello dei fans del “codeghin e pearà” o a mille altri.

È il caso per esempio di Bill Gates che, ogni giorno, in media, doveva affrontare la scocciatura di ottomila sconosciuti che volevano diventare suoi "amici"! Un po’ come se in un bar qualcuno volesse stringerci la mano ogni dieci secondi.

Come si sa, al vertice della popolarità gli abbandoni fanno più rumore, ma statistiche alla mano, tra dicembre 2007 e gennaio 2008, 20 mila frequentatori francesi e 23 mila spagnoli, riporta Le Figaro, hanno cancellato il loro account, cioè come si dice nel gergo si sono “suicidati”. Fino a pochi mesi fa però uscire da questo circolo era difficilissimo e solo quando il risentimento per questa impossibilità ha toccato il livello di guardia la compagnia ha, molto discretamente, concesso la scelta della disattivazione.

Un “voler bene” così forte al cliente e ai suoi dati personali, si spiega col fatto che il sito guadagna vendendo informazioni demografiche e di comportamento online alle aziende di marketing. Di conseguenza possedere più schedature (anche di utenti non attivi) significa anche creare più soldi. Ecco quindi spiegato perché una delle regole da accettare è: “puoi rimuovere ogni informazione che vuoi in qualsiasi momento dal sito, ma acconsenti a che Facebook mantenga archiviate copie di queste informazioni per un ragionevole arco di tempo".

Nonostante tutto questo la frase “Mario Rossi ha richiesto la tua amicizia” è sempre più utilizzata ed effettivamente rifiutarne l’invito è davvero molto difficile.

Per curiosità altri social network simili a Facebook e molto usati sono: MySpace, Orkut, Friendster, Hi5, Badoo e Netlog.

Francesco Pevarello (pescantime.it)