Storie del territorio | 03 gennaio 2021, 12:23

ArchitettiVerona, il nuovo numero per riqualificare la città

ArchitettiVerona, il nuovo numero per riqualificare la città

Rigenerare, rilanciare, connettere e ricucire le “periferie” sociali e urbane, guardando ad un dialogo coerente con la città. Con il numero AV123, il quarto del 2020, la Rivista ArchitettiVerona - trimestrale pubblicato dall’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Verona - chiude il suo viaggio annuale sulla “Verona rigenerata” con i progetti di recupero e rigenerazione che impattano su Verona est e Veronetta.

Verona Rigenerata nei quattro numeri di AV 2020

Partita a gennaio 2020 dalla “Verona possibile ed ideale” dei giovani architetti attraverso una selezione dei loro lavori di tesi per ridare nuova forma alla città, la riflessione dei professionisti aveva percorso i grandi progetti di rigenerazione urbana di Verona sud: il recupero degli ex Magazzini Generali, della Manifattura Tabacchi, delle ex Officine SAFEM e Ferrotel, dell’ex scalo ferroviario. Una “rivoluzione” urbana che sta delineando la nuova Zailife. Quindi, l’attenzione si era spostata sul Centro Storico: l’avvio del secondo lotto di restauri in Arena, i progetti per l’Arsenale; il bando per il Parco della cultura urbana; la valorizzazione delle Mura cittadine proprio nel ventennale del loro inserimento nel patrimonio Unesco. Ancora, il ruolo delle strutture alberghiere nel tessuto urbano del centro città: tra edifici che restano come memoria storica di una grandezza passata e la nuova concezione di ospitalità interpretata - anche nel design - dalle molte strutture recettive nate in questi ultimi anni con lo svuotamento del Centro storico e le nuove realtà e proposte di altissimo profilo legate alla cultura (Palazzo Maffei).

AV123, Verona Est e Veronetta - Rigenerare e connettere: recupero e conservazione del costruito e funzione del verde urbano

Ora, nel numero AV123, si vanno a presentare nel dettaglio i progetti restauro e recupero delle aree di Verona est – con il complesso progetto Adige Docks –, Borgo Trieste e il Parco dell’Adige fino alla vicina San Pancrazio, nonché gli interventi inseriti nel Bando Periferie per il quartiere di Veronetta con i progetti di recupero e riuso di Palazzo Bocca Trezza, e dell’area delle ex caserme Santa Marta e Passalacqua: il Silos di Levante, l’edificio della Guardiania, la Casa del Capitano e il Parco Passalacqua. Sono due gli elementi che sembrano fare da filo conduttore ai progetti di rigenerazione a Verona est e Veronetta: la conservazione e tutela del valore storico e industriale degli edifici da recuperare e la valorizzazione del verde urbano quale elemento funzionale per connettere spazi altrimenti isolati. Lo scrive anche l’architetto paesaggista Claudio Bertorelli nel saggio pubblicato: «In un contesto di nuova città contemporanea occorre ripristinare un nuovo equilibrio con il patrimonio culturale e ambientale».

I progetti - Protagonisti, i parchi

Il progetto Adige Docks prevede la riconversione industriale degli ex magazzini ferroviari di Verona est, ovvero l’ex centro logistico della Rete Ferroviaria Italiana (RFI) costruito negli anni Ottanta e dismesso nel 2006. Un’area di 68mila metri quadrati che coinvolge parte del parco rurale dell’Adige sud fino al quartiere di San Pancrazio.  Nel trasformare l’intera zona in una cittadella dello sport, la sfida del team di progetto è quello di creare tra la nuova area e la città - in particolare Borgo Venezia e Borgo Trieste fino al quartiere Porto San Pancrazio - un dialogo fino ad oggi impossibile per un complesso costruito in origine come sistema indipendente e autoreferenziale.

Il verde urbano resta centrale anche nei progetti di restauro e recupero che incidono su Veronetta. Nell’ambito del Bando Periferie il progetto di restauro dello storico Palazzo Bocca Trezza, oggi alla sua fase esecutiva dopo dieci anni di abbandono, accanto alla conservazione del bene e al rispetto delle tante trasformazioni di cui è stato oggetto il Palazzo, il progetto pone un’attenzione particolare al giardino, elemento essenziale nella strategia di rigenerazione urbana. La centralità del verde e del Parco diventa preponderante anche nel progetto di riqualificazione urbana dell’area delle ex caserme Santa Marta e Passalacqua. Il Parco urbano, con le sue varietà di specie arbustive, rappresenterà per la città il primo passo verso un futuro Parco delle Mura Magistrali e consegnerà ai luoghi recuperati una connotazione identitaria ben precisa. 

AV 123 - Lo sguardo anche altrove 

Non mancano, nel numero, incursioni a Verona Sud con il focus sul nuovo casello autostradale, e sguardi fuori città: in Provincia, il progetto del nuovo complesso scolastico G.B. Cavalcaselle a Legnago e il concorso di idee lanciato dal Comune di Peschiera del Garda per nuove proposte progettuali per ridisegnare lungolago Mazzini e Garibaldi e il lungomincio Bonomi. 

Significativo, inoltre, il ritratto che AV123 dedica alla figura e al lavoro progettuale dell’architetto veronese Gelindo Giacomello che ha “firmato” ben sedici Chiese tra Verona, Foggia, Chioggia. Infine, a firma di Vincenzo Tinè, Soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e del funzionario architetto dell’ente Marco Cofani, anche un saggio sulla conservazione e valorizzazione di un monumento industriale come l’ex concessionaria Fiat di Bussolengo progettata da Angelo Mangiarotti.

«In un anno in cui non è stato praticamente possibile, se non in pochissime occasioni, promuovere eventi pubblici di confronto in presenza sui temi della città - sottolinea Amedeo Margotto, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Verona - poter offrire ad un pubblico di lettori più ampio possibile, anche con la consultazione on line, una riflessione sulla cultura del progetto architettonico e sulla valenza che la rigenerazione urbana sta assumendo sempre di più nella definizione della città contemporanea, resta per l’Ordine un obiettivo importante, da valorizzare». 

«Nell'editoriale l’accento sul cambiamento di prospettiva che la pandemia ha imposto anche alla visione del progetto architettonico - sottolinea il direttore Alberto Vignolo – è posto a confronto con il concetto di “misura della distanza”, quel distanziamento che è diventato la cifra del nostro possibile contatto sociale con l’altro, nello spazio pubblico aperto, sul lavoro e nei luoghi del privato. Uno scenario con cui, ormai, il progetto dovrà fare i conti, da oggi in poi. Così come non più eludibile è la necessità di rifondare “strutturalmente” il verde urbano, sia perché colpito dagli sconvolgimenti climatici degli ultimi tempi, sia perché elemento fondamentale per riconquistare un nuovo equilibrio nella città contemporanea».