Storie del territorio | 17 novembre 2019, 11:55

Il primo “viaggio alla luna” è femmina

Il primo “viaggio alla luna” è femmina

Una cinquantina di pagine non di più, ma che hanno dentro un futuro che sembra più un presagio. Quando qualche anno fa Luigi Bramato mi raccontò della sua impresa che stava mettendo in atto, fui sostenitrice ideale di questo “viaggio da intraprendere”, conscia che le Biblioteche siano piene di libri e libricini di genere più vario che sono piccoli tesori spesso sconosciuti.

Il fatto poi che un astronomo napoletano della seconda metà dell’Ottocento raccontasse come novello stoyteller un viaggio che al tempo sapeva di fantascienza, è stato come riscoprire la capacità dell’Italia di saper sognare in grande, anche attraverso la scienza, come i racconti di Giulio Verne in quell’anelito di futuro scientifico ma anche di visione come produzione culturale. A questo si aggiunse l’eccezionalità del caso, o l’arguzia dell’intuizione, il fatto che il “Primo viaggio alla luna” fosse “fatto da una donna” e dal 1857 ci si catapultava in un 2057 nemmeno immaginabile per quel tempo. Si, perché la protagonista, fatto incredibile, è una donna “Urania”, che in una sorta di diario racconta alla sua amica Ernestina, come solo le donne sanno chiacchierare di ogni cosa, per filo e per segno la sua esperienza, fin dalla partenza con un aerostato.

Un enorme cannone, dove dentro ci può stare una sorta di “proiettile” è l’autostrada per la luna, un viaggio nel 2057 ormai già consolidato tanto che la protagonista racconta che lì già esiste una colonia di uomini e donne, giunti più per il piacere di vedere e toccare con mano il nuovo mondo tanto da anticipare gli attuali studi e progetti di “andare in vacanza sulla luna”.
La protagonista con il suo racconto vuole dare lustro e magnificare la scienza e i suoi progressi, parole sulla scia delle recenti esposizioni universali, la prima a Londra nel 1851 e nel 1853 a New York, quando l’industria orgogliosa faceva mostra di sé e dei suoi territori e la Scienza era, lo è ancora, propulsore di innovazione per produrre cultura.

Urania” un nome non a caso, quello della nostra viaggiatrice, declinando al femminile l’elemento chimico che oggi trova impiego nei reattori nucleari, di un grigio brillante che non nasconde l’etimologia greca di “cielo”: “I miei occhi erano in ammirazione continua di tante strane ed inusitate novità; io era in estasi e quasi quasi in delirio”.

Vi è poi un viaggio nel viaggio, perché una volta giunti sulla luna, ci racconta Urania, si fanno escursioni come novelli turisti alla ricerca di luoghi fantastici (ma veritieri); la descrizione poi dei paesaggi ha sempre un rimando alla terra una comparazione con luoghi noti e reali, una montagna somiglia al Vesuvio ed una radura ai Campi Flegrei, e via scrivendo, quasi che a volte sembra che si descriva la Terra, simile alla luna.

L’autore è un narratore narrato, figure che si incontrano in una storia antica, quella del viaggio come scoperta, quello di Ulisse che parte da Itaca per ritornare alla sua isola dopo essersi spinto ai confini del mondo; quello del “Piccolo principe”, il capolavoro di Antoine de Sant-Exupery del 1943, che racconta che nel viaggiare per lo spazio ha conosciuto diversi personaggi che gli hanno insegnato molte cose. Sulla luna, alla luna persino nella luna: “Viaggio nella luna” è un film muto in bianco e nero del 1902 realizzato da Georges Mélies, ispirato dal romanzo fantascientifico di Giulio Verne “Dalla terra alla luna” del 1867, dieci anni dopo il nostro libretto.

Sorprendente la capacità dell’autore di unire conoscenze scientifiche e tecniche (quelle del tempo, ma sorprendentemente corrette) al raccontare con scioltezza, anche con una sana ironia, di immaginare un futuro che noi oggi viviamo, in anni che ancora dobbiamo vivere: penso a Samantha Cristofoletti prima donna nello spazio, al siciliano Luca Parmitano Capo della stazione spaziale che ci guarda e ci fotografa da lassù.

Guardo una foto della recente inaugurazione del nostro Festival della scienza, il compito di inaugurarlo è stato dato all’astronauta e astrofisico Umberto Guidoni, oggi anche scrittore (guarda caso), l’immagine è scattata mentre Guidoni viene fotografato e intervistato, alle spalle una gigantografia della luna, ma il mio occhio cade di lato: solitaria rispetto alla ressa, una bambina, gonnellina e lunghi capelli, immobile osserva la luna. Chissà forse anche lei sogna la luna, e sulla luna andrà come viaggio di nozze.