Storie del territorio | 13 dicembre 2019, 09:52

L'armocromia è anche veronese

L'armocromia è anche veronese

I colori sono ciò che rende bello il mondo. Sono in grado di valorizzare la realtà o di mortificarla: si pensi ad una giornata di sole, quando tutti i colori vengono accarezzati dalla luce e rimbombano nell’ambiente, o viceversa ad una giornata di pioggia, quando a prevalere sulla realtà è una malinconica scala di grigi. Così funziona anche per i colori che indossiamo: non tutti, infatti, ci donano ugualmente. A dirlo è proprio l’armocromia, la scienza che consente, attraverso test, studi e analisi, di individuare i colori che riescono a valorizzare la persona nella sua unicità, anche al di là delle mode del momento.

«É una sorta di magia. Non basterebbe una vita per scoprirne i segreti» ci spiega Adriana Biondi, consulente d’immagine veronese che negli anni dell’università ha scoperto l’armocromia e, dopo aver terminato gli studi in Economia manageriale, ci si è buttata a capofitto osservando sempre più spesso i colori che la circondavano e seguendo corsi formativi, che l’hanno portata a specializzarsi con Rossella Migliaccio, una delle prime, e più qualificate, image consultant d’Italia.

Per i neofiti, l’armocromia, che etimologicamente significa “armonia dei colori”, nasce negli anni ’30 negli Stati Uniti, dopo l’introduzione del Technicolor nel cinema: «Il colore in quegli anni era utilizzato non solo per valorizzare l’attore in sé, ma anche per enfatizzare le sue espressioni o stati d’animo. – ci spiega Adriana - Poi verso gli anni ’80 l’armocromia è diventata popolare anche tra le persone comuni grazie ad una serie di pubblicazioni uscite in quegli anni, tra cui Color me beautiful di Carole Jackson». In Italia, questo trend, è arrivato solo da una manciata di anni, eppure sta prendendo piede molto velocemente, soprattutto nelle grandi città: «A Milano è già parecchio diffusa, mentre a Verona è ancora agli inizi, ma promette bene: si tratta di una città molto attenta alla moda e dall’animo sperimentale».

Adriana, che ha il suo studio di consulenza nel quartiere di Borgo Trento, ci svela che per comprendere l’armocromia, bisogna partire da un presupposto: accantonare i vecchi studi scolastici sui colori: «Ci hanno insegnato che esistono colori che sono solo freddi e altri invece solo caldi. Invece non è così. Tutti i colori hanno la loro versione calda e quella fredda a seconda del mix che li compone. Il bianco ottico, per esempio, è freddo, e quindi si adatta a chi ha un sottotono freddo, mentre il bianco champagne è caldo, quindi sta meglio a chi ha un sottotono caldo. Il nero, invece, che da molti è considerato un passepartout, in realtà è un colore difficilissimo perchè dona a pochi ed è freddo, profondo e intenso» ci spiega Adriana.

«Ci hanno insegnato che esistono solo colori caldi e colori freddi, invece non È così. il bianco ottico, per esempio, È freddo, e quindi si adatta a chi ha un sottotono freddo, mentre il bianco champagne È caldo, quindi sta meglio a chi ha un sottotono caldo»

Per individuare, quindi, le caratteristiche cromatiche della persona, e così la sua “palette”, viene svolta una vera e propria di indagine che culmina con l’assegnazione di una “stagione” al cliente: «Prima di tutto bisogna conoscere la persona, raccogliere alcuni indizi, come osservare la sclera dell’occhio e il colore delle mucose. – chiarisce Adriana - La pelle deve essere struccata, senza abbronzatura e si vanno a neutralizzare i capelli e i vestiti con un drappo bianco. Lo strumento imprescindibile sono poi i drappi colorati, con i quali andiamo ad osservare le caratteristiche cromatiche della persona, che sono quattro e indipendenti: il sottotono (caldo o freddo), il valore, l’intensità e il contrasto. I drappi, accostati alla persona, ci aiutano a individuare la sua “palette”, ossia i colori “amici” e valorizzanti, e la sua stagione: inverno, autunno, estate o primavera con eventuali caratteristiche dominanti».

Un iter impegnativo, che richiede qualche ora e una certa esperienza per essere svolto in modo rigoroso. Sì, perché, in fondo, l’armocromia può essere considerata una scienza a tutti gli effetti: «Il colore della pelle dipende dal carotene, dalla melanina, dall’emoglobina, che sono valori oggettivi e tutti gli elementi che emergono dall’analisi vanno riportati su un piano cartesiano per essere incrociati».

Il risultato della consulenza, che culmina, non solo nella consegna di una palette di “colori amici”, ma anche in un vademecum per uno shopping consapevole, diventa una guida e mai un vangelo per i clienti, che scelgono in autonomia se seguire o meno le indicazioni dell’armocromia: «Se un cliente è particolarmente affezionato a un colore e non ha intenzione di rinunciarci, non gli andrò mai a dire che “non deve indossarlo”. La scelta spetta solo a lui».