Storie del territorio | 23 settembre 2020, 10:21

L’estate alternativa (e smart) del Children’s Museum di Verona

L’estate alternativa (e smart) del Children’s Museum di Verona

Mascherina, gel igienizzante e via: si può uscire. Quei gesti che mai ci saremmo immaginati di dover compiere tutti i giorni sono diventati routine, un copione imprescindibile da ripetere ogni volta che si mette il naso fuori casa. Vale per gli adulti, come per i bambini, che in questo 2020 anomalo hanno dovuto ridimensionare la loro estate: tra grest cancellati, attività all’aperto rimandate e l’incognita della ripresa scolastica. A sollevare le sorti estive e il morale di molti bambini (e genitori) qualcuno però ci ha pensato: tra questi il Children’s Museum di Verona.

Aperto nel settembre 2019, nell’area degli ex Magazzini Generali, il museo “a misura di bambino” creato da Pleiadi (di cui vi avevamo parlato su Pantheon 111), è venuto in soccorso delle famiglie sul far dell’estate, dopo aver riaperto i battenti, con i “Summer Lab”: un format dall’impronta scientifica e concreta (segno distintivo del museo), ma anche divertente, pensato per far svagare i bambini in sicurezza.

«Noi l’avevamo già ideato nei mesi scorsi come servizio, soprattutto pensando ai genitori che lavorano. Volevamo partire con i Lab a Pasqua, ma poi è saltato tutto con il Coronavirus» ci spiega Martina Vinco, coordinatrice didattica del Children’s Museum di Verona.

 

Con la riapertura e la pubblicazione delle linee guida del Governo per le attività estive il 20 giugno, la scelta di proporre i laboratori è stata naturale e l’avvio ufficiale all’iniziativa è stato dato il 6 luglio.

«I Lab si svolgono la mattina: di solito apriamo le porte alle 7.30 e i bambini arrivano tra le 7.45 e le 8.30, quindi i genitori hanno tre quarti d’ora di tempo per portarli. – ci dice Martina - Quando arrivano viene misurata loro la temperatura e si igienizzano le mani e poi vengono portati in una sala con giochi liberi: costruzioni, tappetoni, libri…Qui possono giocare, supervisionati da una collega, finchè non arrivano tutti. Poi alle 8.30 inizia il vero laboratorio che è diversificato per bambini che vanno fino ai 6 anni e bambini fino ai 12 anni. Ogni giorno c’è un’attività diversa che è o più artistica o più scientifica: si parla di fisica, chimica, energia, arte, forme, pittura, natura. Poi, intorno alle 10.15, si fa merenda e alle 10.45 i bambini entrano in museo e fino alle 12 giocano lì. A volte il gioco è più libero e a volte più guidato. Dalle 12 alle 12.20 gli facciamo risistemare i giochi, per fargli capire che le cose vanno riutilizzate da altri bambini e quindi messe in ordine alla fine del gioco. Poi vengono riportati nei singoli gruppi e aspettano i genitori».

Tre i gruppi totali previsti in una singola mattinata: due gruppi di piccoli e uno solo di grandi «perché gli spazi sono quelli e non vogliamo sovraffollare il museo» ci spiega.

A pochi e piccoli gruppi corrispondono, infatti, molte e inderogabili procedure per lo svolgimento dei laboratori in totale sicurezza, come l’igienizzazione costante degli ambienti di gioco e dei sanitari. Niente è lasciato al caso, nemmeno l’orario di svolgimento dei Lab:  «L’orario mattutino lo abbiamo deciso per evitare il catering a pranzo e avere problemi di igiene. Per quanto riguarda la merenda, invece, distribuiamo sempre monoporzioni e quando c’è la frutta, diamo solo la banana, perché è l’unico frutto chiuso che i bambini possono mangiare in sicurezza» prosegue Martina.

Ora che è arrivata la fine dell’estate, e con essa quella dei “Summer Lab” (che si sono conclusi l’11 settembre), il bilancio dell’iniziativa si può dire più che positivo: «A luglio è andato molto bene. La settimana più scarna è stata quella di Ferragosto, ma per settembre dovrebbero esserci parecchie adesioni. Sicuramente lo riproporremo anche l’anno prossimo».

E positivo è il riscontro avuto dai genitori e, soprattutto, dai piccoli studenti, che hanno potuto avere un assaggio di ritrovata normalità prima dell’atteso rientro a scuola, la cui mancanza si è fatta evidentemente sentire: «Tutti sapevano come comportarsi dal punto di vista della sicurezza: non abbracciarsi, igienizzare le mani e lavarle spesso, tenere la mascherina per i più grandi. Sono stati molto bravi. Secondo me ci sono stati più problemi dal punto di vista psicologico: purtroppo anche se la didattica a distanza c’è stata, non era la stessa cosa che essere in classe e alcuni dei bambini erano confusi, abbiamo avuto difficoltà a mantenere la loro attenzione, a farli concentrare anche sulle cose più semplici e, a volte, anche se avevano sentito la mancanza dei coetanei, avevano difficoltà a fare attività in gruppo. – ci confessa Martina – Si sono un po’ persi in questo mondo diverso».