Storie del territorio | 06 settembre 2021, 18:10

Verona e il suo fiume: il territorio si (ri)legge con l’arte

Verona e il suo fiume: il territorio si (ri)legge con l’arte

Si inserisce in quest’ottica il workshop “Immaginare il fiume. Per una cartografia estetica dell’Adige in città” promosso da Fondazione Cariverona in occasione dell’edizione 2021 di Tocatì, in collaborazione con l’Associazione Culturale Urbs Picta e Canoa Club Verona. Tre giorni, riservati ad un pubblico maggiorenne, in cui immergersi in un’esperienza artistica con l’obiettivo di costruire una cartografia estetica del fiume Adige. A guidare il gruppo sarà l’artista Daniele Girardi, che sul viaggio come momento creativo e sull’esperienza del territorio ha fatto l’atto fondante della sua ricerca e azione artistica.

«Con Urbs Picta - racconta Jessica Bianchera, presidente dell’Associazione -, in sinergia con Fondazione Cariverona, stiamo portando avanti diversi progetti dedicati all’arte contemporanea, cercando di ampliarne il pubblico e guidandolo nella comprensione del suo linguaggio specifico, rendendola più e meglio fruibile. Con Daniele Girardi stiamo lavorando ad una mostra con la collezione “Panza”, in Val di Non, che indaga la relazione tra arte contemporanea e paesaggio in una dimensione esperienziale. Da qui l’idea di proporre per Tocatì un workshop che utilizzi i linguaggi dell’arte contemporanea come possibilità di analisi e lettura di un territorio attraverso l’esplorazione e la relazione con la sua via d’acqua, visto anche il tema del Festival (l’acqua, ndr)».

Il tutto prenderà il via venerdì 17 settembre, nel pomeriggio, con una vera e propria esplorazione dell’Adige in gommone, in collaborazione con Canoa Club Verona, che sarà anche partner del workshop. Accompagnati dall’artista, i partecipanti proveranno a rileggere il fiume attraverso un approccio partecipativo ed estetico, facendo dell’esperienza diretta del territorio un’azione artistica. Un percorso familiare per Girardi, che nel 2019 ha esplorato in canoa il fiume, da Verona fino alla sua foce nel mar Adriatico, riportandone i contenuti visivi esperienziali nel progetto Panta Rei. «Con Valeria Marchi, mediatrice culturale che insieme a me ha strutturato il workshop, abbiamo cercato di sintetizzare i codici della mia poetica. Le tre fasi che abbiamo evidenziato - esperienza, visione, residuo - saranno il fulcro di questi tre giorni - racconta Girardi -. A guidarmi in questo progetto anche l’affermazione del filosofo e matematico polacco Alfred Korzybski “La mappa non è il territorio”. Semplici parole per comprendere come il punto di vista di una mappa, l’idea che un singolo ha del territorio, non corrisponde mai oggettivamente alla realtà ma è invece una visione personale frutto dell’esperienza diretta del territorio e dell’entrata in empatia con esso».

Sabato 18 e domenica 19 ci si sposterà invece negli spazi di Palazzo Franchini, in via Garibaldi 1, per ricostruire il percorso fatto il giorno precedente, con memoria e immaginazione. L’esperienza del singolo sarà tradotta in una mappa personale che rispecchi una concezione individuale del territorio e le mappe trasformate in un’opera collettiva finale. «Non sarà un’azione di Land Art - specifica Girardi - ma un’esperienza che restituirà una visione empatica con il territorio, testimoniata da un residuo partecipativo costruito collettivamente: una mappa interiore in relazione a ciò che si è vissuto».

L’arte, che da sempre si nutre del contesto socio culturale e territoriale in cui è inserito, sarà dunque al servizio dell’analisi, della rilettura e conoscenza di un territorio e il fruitore, a sua volta, si immergerà nei linguaggi artistici contemporanei utilizzandoli come veicolo di analisi sociale. Il risultato finale rimane, giustamente, un’incognita: sarà costruito in progress e potrà abbracciare il linguaggio della scultura, dell’installazione o la forma più lineare di una mappa o una pagina di taccuino. «Vogliamo lasciare margine creativo ai partecipanti - conclude Girardi -. Non per forza dobbiamo riportare un feticcio dell’esperienza, il workshop mira a sviluppare un percorso di esplorazione. Ciò che vedremo alla fine dei tre giorni nel cortile di Palazzo Franchini sarà l’esito di sperimentazioni, di dialogo, una mappatura collettiva. Siamo certi che adesso, dopo i momenti difficili che abbiamo attraversato, la partecipazione collettiva e la relazione con gli altri siano la chiave da cui ripartire».

Per partecipare è necessaria la prenotazione, da effettuarsi entro il 10 settembre. A questo link tutte le informazioni.