Storie del territorio | 14 maggio 2019, 10:35

Un clown, un orologio e il senso della vita

Un clown, un orologio e il senso della vita

Un clown, con un orologio in mano, riflette sul senso della vita: «sarebbe bello sapere quanto tempo ci resta... Quando finisce il nostro tempo, resta la nostra storia: questa è la mia». Inizia così “E… tanti saluti (colorati)”, il nuovo spettacolo di Silvia Carletti, in arte Pistacchio, clown (ma la definizione è riduttiva), terapista della risata, educatrice e formatrice (vedi intervista pubblicata sul cartaceo di Pantheon nel novembre 2018), che appare sul palco per la prima volta da sola (con qualche incursione a sorpresa!), domenica 19 maggio al teatro di Tarmassia, alle 17.00, e domenica 9 giugno al teatro di Salizzole, sempre alle 17.00.

«Si tratta di uno spettacolo per grandi e piccini – spiega Silvia – una storia raccontata da un clown che si interroga sui perché della vita, proprio come fa un bambino, cercando di trovare i lati belli nonostante gli imprevisti, i passaggi, le perdite e i cambiamenti che la vita gli mette davanti». Questo clown – che altri non è se non Silvia, che in qualche modo si racconta, portando su un piano universale (perché si sa, gioie e dolori ci accomunano tutti) la sua storia personale – cerca in tutti i modi possibili di trovare il coraggio di essere felice. «È il mio modo di celebrare la vita in questo nostro breve soggiorno». Già, perché lo spettacolo, pur con la magia, il gioco e la risata, affronta dei temi che possono essere visti come lontani dal mondo dell’infanzia – la trasformazione, il passaggio, la perdita – ma che i bambini vivono nel loro quotidiano, e su questi temi si interrogano, quando perdono un dentino, o un gioco, per esempio, ma anche quando qualcuno di caro se ne va, e lascia un vuoto, e tante domande, a cui spesso né i genitori, né gli educatori, riescono a far fronte, per impreparazione, perché sono temi difficili, perché sono dei tabù.

Silvia proviene da un percorso personale e professionale che si interfaccia con il mondo della morte, attraverso studio ed esperienze di lavoro all’interno degli ospedali. Come clown, Silvia incontra i bambini che si trovano a dover affrontare la malattia ad un’età in cui non la si dovrebbe nemmeno sentir nominare. Eppure questi bambini ci sono, vivono la malattia, spesso ne escono vincenti, altre volte no. Ed è a una di queste bambine, Gaia, che oggi non c’è più, e ad una promessa fatta alla sua mamma, che Silvia ha pensato dando vita a questo spettacolo,

Il ricavato delle due rappresentazioni – con ingresso a offerta libera - sarà usato per il progetto “family camp”, portato avanti da Silvia con la sua famiglia (marito e tre figli), e da altre famiglie con cui condividono delle vacanze estive “alternative”, in luoghi difficili – come la Bosnia – in cui si recano ogni anno per fare attività di giocoleria e spettacoli a favore di bambini, ragazzi e adulti svantaggiati, in collaborazione con l’associazione “Per un mondo migliore”.