Storie del territorio | 07 giugno 2019, 11:52

Un museo dentro le cave di Prun

Un museo dentro le cave di Prun

Le cave di Prun, abbandonate negli anni ’50 dello scorso secolo, stanno per rinascere grazie ad un ambizioso progetto, portato avanti da un folto gruppo di volontari, fieri e appassionati eredi di una storia estrattiva e umana millenaria.

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L’atmosfera, nelle cave di Prun, è unica. La luce artificiale illumina gallerie e stanze, e il gioco di ombre che crea fa risaltare ancora di più le stratificazioni della pietra, la famosa “pietra di Prun”, che lì è stata estratta con fatica, tagliata, lavorata, resa altro, resa arte, sin dall’Età del Ferro. Questa cave, in cui dal 1956 – anno in cui la legge sul lavoro in miniera è cambiata, rendendole di fatto non più utilizzabili – non si estrae più nulla, stanno per diventare un patrimonio visitabile da tutti: il “Parco delle Cave”, a cui l’associazione locale La Malga lavora da 20 anni, sta infatti per diventare realtà. Grazie all’interessamento dell’amministrazione locale è stato possibile ottenere un finanziamento per la messa in sicurezza del luogo, primo passo necessario per procedere alla creazione di un percorso turistico all’interno delle cave stesse, che si collocano in un’area, quella della Bassa Lessinia, già ricca di attrattive – come il Parco delle Cascate di Molina, le Grotte di Fumane, il Ponte di Veja – andando quindi ad arricchire un percorso che ogni anno attira moltissimi visitatori. «La pietra fa parte della storia di Prun da sempre» esordisce Andrea Zantedeschi dell’associazione La Malga. E quel “da sempre” non deve sembrare esagerato, poiché, «lo sfruttamento della pietra in questa zona nasce già nella preistoria, come elemento di sussistenza. A partire dal 1200, ne è attestato invece lo sfruttamento economico, che è proseguito fino al 1956, segnando di fatto la storia di questo territorio e dei suoi abitanti. La pietra di Prun, oggi commercialmente chiamata “pietra della Lessinia”, ha una storia geologica unica: nasce nel Cretaceo superiore, tra 90 e 60 milioni di anni fa, ed è possibile trovarla solo in questa zona. La nostra associazione promuove la riqualificazione delle cave e mira a farle conoscere e insieme a diffondere la sapienza del lavoro che in esse è stato portato avanti, con la sola forza dell’uomo, per secoli».

 

 

Quelle di Prun sono cave sotterranee, a impatto zero sul territorio circostante. Al contrario di quanto accade oggi, dove l’estrazione avviene a cielo aperto, qui il paesaggio è intatto. All’interno, però, si apre un mondo fatto di gallerie ad alto tasso scenico. «Queste cattedrali di roccia diventeranno, nei prossimi anni, un museo: la cava sarà quindi insieme oggetto esposto ed espositore; un involucro che racconta la sua storia, una storia che non è solo geologica, ma che è anche umana e sociale, un insieme di sapienza, arte, cultura, nato in secoli di fatiche e di evoluzioni tecniche» spiega Zantedeschi. L’idea è di usare questo ambiente anche per ospitare concerti, rappresentazioni teatrali, eventi. L’impatto scenico è unico, ed è già stato testato. Negli ultimi 16 anni, infatti, ogni 2 giugno le cave vengono aperte al pubblico del “Tour del palato” di Prun, che possono visitarne una parte, illuminata a giorno. Lo scorso anno, sono stati ospitati al loro interno anche una rappresentazione teatrale e un concerto d’arpa. L’inaugurazione della prima parte di questo ambizioso progetto dovrebbe avvenire tra un paio di anni. «All’interno del museo verranno collocati dei pannelli informativi sulla pietra di Prun, la sua storia, le modalità di estrazione. All’esterno, verranno realizzate aree verdi e panchine, ovviamente in pietra, per il ristoro e il relax dei visitatori. Attorno, verranno segnalati i vari sentieri, con anelli percorribili in 30, 45 e 90 minuti. L’ingresso alle cave sarà consentito solo con l’accompagnamento di una guida, su prenotazione, mentre gli anelli esterni saranno fruibili in autonomia. Prevediamo inoltre di sviluppare dei laboratori didattici e dei percorsi multimediali» conclude Zantedeschi.